i fatti di Cava
«Tante parole al vento, mentre la sanità muore!»

«Leggo e sento in città sul problema sanità la frase "Abbiamo salvato l'ospedale!" discussione sterile al fine di arrogarsi il merito di aver garantito su Cava assistenza sanitaria, dibattendo su cosa è stato fatto e su quanti e quali reparti sopravviveranno! Nel frattempo nella più assoluta indifferenza la qualità dell’assistenza continua a precipitare. Diminuiscono le prestazioni domiciliari, si svuota il distretto sanitario, rallenta l’assistenza agli anziani ed ai malati terminale, non si ha notizia dei programmi di prevenzione oncologica degli screening, delle reti della emergenza. Dobbiamo batterci per inserire Cava in una di queste reti. Salvare l'ospedale non significa lascialo come è attualmente: con l'illusione di non aver perso nessun reparto, senza servizi e poco sicuro.
Dobbiamo stringerci in sinergia e batterci, invece, per un ospedale che eroghi servizi funzionanti e, laddove non sia possibile, assicurare ai cittadini un servizio efficiente con disponibilità di autoambulanze attrezzate per un trasferimento, cercando in tutti i modi di rientrare nella rete territoriale di assistenza sanitaria specialistica».

Con queste parole Fiorillo inizia ad esplicare la sua analisi sul problema sanitario del territorio. L’assistenza sanitaria a Cava ha subito un grave danno per il passaggio del nostro presidio ospedaliero dalla rete della Asl territoriale alla Azienda ospedaliera. Ciò ha causato una perdita notevole di servizi ed una minor attenzione ai bisogni di salute della popolazione. Il modello “Hub & Spoke” che ha ispirato il decreto 49 di riorganizzazione della assistenza sanitaria non include, infatti, la nostra città in quanto collegata alla programmazione della Azienda ospedaliera universitaria. «La scelta di entrare a far parte dell'Azienda ospedaliera universitaria Ruggi d'Aragona - spiega Fiorillo -, in termini di posti conservati non ha dato nulla di più, gli attuali numeri in termini di posti letto, li avremmo ottenuti allo stesso modo, in più non saremmo usciti dalla rete di emergenza territoriale, cosa che invece diviene un punto importante ora su cui battersi, perché il nostro Ospedale abbia un senso e diventi operativo e specialistico, dunque, di reale utilità per tutto il bacino di utenza che serve attualmente». Senza rimettere in discussione, dunque, l’avvenuto passaggio dell’ospedale cittadino all’Azienda ospedaliera universitaria, appare urgente reintegrare la nostra città nelle reti territoriali dell’assistenza e programmare la implementazione delle attività assistenziali territoriali, domiciliari e di medicina di comunità, anche esigendo, così come previsto dal decr. 49, una “Casa della salute”, in cui sia possibile attivare un primo soccorso, gli ambulatori specialistici, le attività previste per i Dsb, distretti sanitari di base, i posti letto di riabilitazione e quelli gestiti dalla rete della medicina di base. Ciò tarato secondo i parametri di legge per una popolazione residente di oltre 50.000 abitanti e per un bacino di utenza che sfiora i 100.000 se si includono Vietri e la Costa d’Amalfi. «Dobbiamo riaprire una consultazione seria e non strumentale con la Azienda ospedaliera - asserisce - affinché investa su Cava e sulle sue risorse riallacciando i fili di una trattativa con la azienda territoriale perché ricollochi Cava in un nodo della rete dell’emergenza, sia essa quella dell’ictus, che cardiologica o anche dei politraumi potendo mettere a disposizione competenze qualificate e tali da garantire un ruolo di sede Spoke destinata alla stabilizzazione del paziente ed al collegamento funzionale con le sedi Hub e con i grandi ospedali generalisti.
Cava non può restare a guardare ed assistere al progressivo smantellamento del nostro sistema curante». Urge sottoscrivere specifici accordi di operatività integrata tra Asl e Azienda ospedaliera universitaria includendo Cava in una delle principali reti di emergenza, anche come nodo spoke e precisamente:

• Rete dell’emergenza cardiologica
• Rete dell’ictus cerebrale acuto: Stroke Unit (SU)
• Rete del Trauma Grave (Trauma Center).

E successivamente anche in una delle ulteriori reti assistenziali territoriali:

1. Rete delle cure psichiatriche
2. Rete materno - infantile
3. Rete delle cure riabilitative e di lungodegenza.

Per queste ultime sarà possibile utilizzare le migliori professionalità mediche e di comparto ancora presenti nell’ex presidio ospedaliero e che rimarrebbero così ancora patrimonio della città. I locali del presidio ospedaliero consentirebbero una programmazione utile e di buona qualità, superati i limiti invalicabili degli standard ospedalieri vigenti.

Ufficio stampa
Raffaele Fiorillo
Candidato sindaco primarie
Città di Cava de' Tirreni

 
1. dr Vincenzo Baldi
La sanità cavese paga la schizofrenia di avere sul territorio due Aziende (ASL e AUO) che non dialogano e che hanno mandato a farsi benedire l'integrazione ospedale-territorio tanto auspicata. Leggi a tal riguardo le dimissioni di pz ricoverati in Ospedale (AUO) che non ricevono assistenza territoriale (ASL). La prevenzione ( screening ) che è un LEA!!! è ferma e sembra che non interessi più a nessuno. La mammografia ed il test del sangue occulto, esami principe per la diagnosi precoce di neoplasie, sono oramai scomparsi dal nostro territorio. Cominciamo da questo a dare una scossa alla sanità cavese. Ciò che più serve, anche in considerazione della riduzione dei posti letto per acuti, sono la medicina territoriale, l'assistenza domiciliare, la prevenzione, cose che se attuate offriranno servizi e faranno risparmiare risorse.
09/09/2014 17:31    
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2015-10-30 11:25:54