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Immagine corporea: quando l’idea del nostro corpo vince sul corpo!

“Ogniqualvolta due persone si incontrano ci sono in realtà sei persone presenti. Per ogni uomo ce n'è uno per come egli stesso si crede, uno per come lo vede l'altro ed uno infine per come egli è realmente” (James W., 1890).
E’ questa la frase con la quale vogliamo introdurre un argomento molto delicato: l’immagine corporea.
Nel nostro lavoro quasi sempre ci troviamo di fronte a persone con un’immagine corporea negativa o parzialmente/totalmente distorta, cioè non corrispondente alla realtà.
Quando chiediamo ai pazienti se in questo momento della vita si definirebbero in una condizione di sottopeso, normopeso, sovrappeso, obesità molti rispondono sovrappeso quando sono in una netta condizione di obesità oppure rispondono obesità quando sono in una evidente condizione di sottopeso.
Inoltre alcuni pazienti, pur avendo un’immagine corporea realistica cioè corrispondente alla realtà (ad es. si dichiarano in una condizione di obesità ed effettivamente lo sono), affermano di essere totalmente insoddisfatti della propria condizione corporea, dunque, vorrebbero letteralmente “trasformare se stessi”, manifestando una netta sofferenza per la propria immagine.

Ma che cos’è l’immagine corporea? Come possiamo definirla?

Utilizzando le parole dello psichiatra e psicoanalista viennese Paul Schilder, l’immagine corporea è “il quadro mentale che ci facciamo del nostro corpo, vale a dire il modo in cui il nostro corpo appare a noi stessi”.
Come si può ben comprendere, l’immagine corporea è la rappresentazione mentale del nostro corpo, ed è un dato soggettivo e non oggettivo.
A chi non è mai capitato di sentirsi tremendamente gonfi magari prima di un evento importante come un esame oppure alla fine di una giornata stressante e impegnativa? Oppure di sentirsi meravigliosamente bene con un determinato vestito appena indossato e di avere una migliore percezione di se stessi?
Eppure in nessuno di questi casi c’è una modifica effettiva e reale del corpo, ma solo della nostra immagine mentale corporea.
Il dato interessante è che l’immagine corporea si costituisce nel corso degli anni a partire sin dai primi giorni di vita. La relazione con i genitori e successivamente gli incontri della vita con i coetanei, le prime esperienze sentimentali e sessuali, la cultura nella quale si cresce, con i suoi modelli ideali e i suoi stereotipi, contribuiranno a modulare l’immagine mentale del corpo e la soddisfazione o insoddisfazione per il proprio aspetto.
E’ chiaro dunque che l’immagine corporea non è affatto statica, ma fluttua e si modifica nel tempo, poiché determinata da influenze sensoriali, motorie, ormonali, percettive, estetiche, psichiche, emotive, sessuali, affettive e sociali.

L’insoddisfazione per la propria immagine corporea può portare a dei comportamenti estremi e dannosi. Non è raro infatti che le persone con alterazioni di questo tipo attuino una cronica restrizione calorica, un’attività motoria estenuante, utilizzino diuretici e/o lassativi, eseguano trattamenti estetici o chirurgici.
Una riduzione del peso può talvolta migliorare l’insoddisfazione per il proprio corpo ma non sempre migliora l’immagine corporea.
Molto spesso infatti, nonostante il decremento del peso corporeo, rimane un’immagine corporea assolutamente negativa in quanto con la perdita di peso si modifica il corpo reale e non l’immagine del corpo che abbiamo nella nostra mente.
Questo dato ci fornisce un altro elemento importante: immagine corporea negativa e bassa autostima sono strettamente correlate.
Infatti, sia nei casi di disturbo alimentare in persone sottopeso, sia in casi di disturbo alimentare in persone sovrappeso, sono molto spesso presenti contemporaneamente bassa autostima, insoddisfazione per il proprio corpo (peso e forme corporee) e autovalutazione personale in base al controllo attuato sul peso corporeo e sulle forme corporee.
E’ evidente che queste problematiche, soprattutto nel caso dell’obesità, non possono e non devono essere affrontate riducendo l’assunzione di cibo e aumentando l’attività motoria per dimagrire: non è il dimagrimento che aumenterà l’autostima o modificherà positivamente l’immagine corporea o aumenterà l’autoefficacia o porterà ad un’autovalutazione più funzionale e non unicamente dettata dal controllo ossessivo del cibo e del corpo.
Piuttosto è utile mettere a proprio agio la persona, accogliere il suo disagio, capire le dinamiche della sua immagine corporea negativa, chiederle cosa crede che cambierebbe qualora modificasse il suo corpo e comunicarle chiaramente che sarebbe inutile modificare esclusivamente l’esterno del suo corpo quando il malessere si trova anche nel suo interno.
In un mondo in cui l’apparire conta più dell’essere, e la bellezza conta più dell’intelligenza, sarebbe opportuno fermarsi, riflettere e riformulare una nuova cultura dei valori, una cultura nella quale il valore di ogni individuo possa essere esaltato per la sua unicità, per la generosità, la sensibilità, l’altruismo, per la capacità di amare se stesso e gli altri, e non per il peso del corpo e per le sue forme corporee.

Dott. Mario Russo, Dietista - Esperto in Alimentazione, Dietetica, Educazione Alimentare e Nutrizione;
Presidente ADEPO – Associazione di Dietetica E Psicologia per l’Obesità e il sovrappeso.  
Dott.ssa Viviana Valtucci, Dietista e Nutrizionista - Esperta in Alimentazione, Dietetica, Educazione Alimentare e Laureata in Nutrizione Umana;
Vicepresidente ADEPO – Associazione di Dietetica E Psicologia per l’Obesità e il sovrappeso.
 
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2015-10-30 11:25:54